Neve e ghiacciai sono intimamente connessi in quanto registrano, seppure con tempi e modalità diverse, gli effetti delle condizioni meteorologiche e climatiche che stanno progressivamente mutando nel corso dei decenni. E’ ormai noto come tutti gli apparati glaciali alpini mostrino, prevalentemente alle quote intermedie, consistenti riduzioni di volume, spessore ed area glacializzata. Per effetto dei cambiamenti climatici degli ultimi 30 anni si è riscontrata una significativa variazione dei principali parametri ambientali, in particolare l’aumento della temperatura dell’aria, nei valori medi, minimi e massimi. Questa indubbia variazione che incide sulle entità e distribuzione delle precipitazioni nevose e sull’evoluzione dei ghiacciai è riconducibile, almeno in parte, alle attività antropiche.
Il recente andamento stagionale delle temperature ha comportato estese e intense piogge nelle aree vallive, con conseguenze diffuse e a volte gravi, mentre le nevicate spesso intense e ripetute si sono concentrate alle quote medio alte con la formazione di un manto nevoso caratterizzato da spessori elevati e da persistenti condizioni di scarsa stabilità. Lo scenario descritto è direttamente correlato all’aumento delle temperature delle masse d’aria, principalmente di origine mediterranea e nord-africana, che hanno caratterizzato questa prima parte della stagione invernale in Italia, invertendo la tendenza prevalente degli ultimi anni caratterizzata da scarse precipitazioni nevose soprattutto nei mesi di dicembre e gennaio. Tali mutamenti, le cui cause sono ancora incerte e da approfondire, hanno influenzato le caratteristiche del manto nevoso determinando scenari di pericolo per valanga poco usuali sia in termini di Protezione civile, sia per gli incidenti agli sportivi/escursionisti. In Lombardia, come in gran parte delle regioni alpine, dal 26 dicembre ad oggi numerose valanghe hanno interessato la viabilità e alcuni centri abitati, rendendo necessari sforzi e risorse ingenti per fronteggiare le criticità legate all’interruzione dei collegamenti stradali. Lo testimoniano i bollettini neve e valanghe emessi i tale periodo: nel 70% circa delle giornate il grado di pericolo è stato tra 2 (moderato) e 3 (marcato), indicante probabilità di distacchi di valanghe prevalentemente provocate a seguito di sovraccarico per il passaggio di scialpinisti/escursionisti. Nell’ 11% circa delle giornate si è resa necessaria, per la maggior parte dei settori, l’emissione di bollettini caratterizzati da grado 4 (forte) e 5 (molto forte), indicanti probabilità di distacchi di valanghe prevalentemente spontanei. Anche il numero già elevato di incidenti avvenuti sembra registrare un aumento dell’utenza praticante il fuori pista (13 incidenti su 28) forse poco avvezza alla corretta valutazione del rischio connesso alla propria attività in scenari valanghivi poco o non usuali.
Sui cambiamenti climatici molto si è detto e scritto, è certo che in una prospettiva di medio e lungo termine dovranno essere messi in atto interventi di grande impegno e respiro, economicamente sostenibili per limitarne gli effetti. Nell’immediato è prioritario agire sulla previsione tramite un progressivo e continuo miglioramento dei bollettini neve e valanghe e sugli avvisi di criticità, contando sulle capacità e le competenze che AINEVA è in grado di offrire. In termini di prevenzione – ambito che necessita di un nuovo impulso – occorre puntare sulla formazione e informazione degli utenti della montagna, evitando di ricorrere a misure restrittive, inefficaci, eticamente discutibili e sicuramente impopolari, proponendo invece codici di comportamento consapevole, nel rispetto della libertà di scelta individuale.
Anselmo Cagnati
Direttore Responsabile
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