Parlando di valanghe (ma non solo), ed in particolare di episodi nivometeorologici e valanghivi importanti (anche eccezionali o catastrofici) è curioso notare come la memoria dell’uomo tenda a ricordare gli episodi avvenuti negli anni più recenti, enfatizzando alcuni particolari soprattutto basandosi sulla propria esperienza, sui propri ricordi… “quando ero bambino cadevano metri e metri di neve…”, “non ci sono più gli inverni di una volta, le stagioni sono proprio cambiate…”…quindi, addirittura, non alla scala della vita umana, ma ancora di meno.
Forse sarebbe meglio basarsi sui dati, visto che ci sono. L’inverno 2008-2009 è stato infatti uno dei più nevosi dal 1930 ad oggi su tutto l’arco alpino meridionale, con lunghi periodi perturbati ed una intensa attività valanghiva che ha creato notevoli disagi alle popolazioni alpine.
Questo numero di Neve e Valanghe, con l’importante apporto del Gruppo Previsori dell’AINEVA ed in particolare del suo Coordinatore in carica Mauro Valt del Centro Valanghe veneto di Arabba, è soprattutto dedicato ad esso.
Come ci illustra il primo articolo, dedicato appunto allo straordinario inverno passato, in quasi tutte le località dell’arco alpino la neve ha superato i valori medi di riferimento (1976-2005) e in molti casi ha raggiunto gli spessori osservati nella stagione del 1951, storicamente la più nevosa dal 1930.
Soprattutto nel mese di dicembre 2008, l’attività valanghiva è stata molto intensa e importante. In particolare in Piemonte, come ci ricorda l’articolo dei colleghi di Torino che fa un’analisi meteo-climatica e nivologica dell’evento del 14-17 dicembre, che ha visto abbondanti piogge e soprattutto intense nevicate in montagna.
I piani di evacuazione attuati sono stati molti, così come i paesi isolati per lunghi periodi.
In singoli casi, le valanghe hanno travolto abitazioni, per fortuna precedentemente evacuate.
Più volte, nei Bollettini Nivometeorologici emessi dai vari Servizi Valanghe aderenti all’AINEVA, è stato raggiunto il grado di pericolo valanghe 5- molto forte.
Numerose grandi valanghe sono state osservate, da dicembre alla fine di aprile, sul versante meridionale delle Alpi in ben venticinque giornate (fonte scheda Mod. 1 AINEVA).
Ma anche sulla pianura padana la neve non ha scherzato: è comparsa una decina di volte, determinando in alcuni casi notevoli disagi alla circolazione urbana e extraurbana. L’intensità maggiore delle nevicate si è avuta in Piemonte ma anche in Lombardia; per esempio, particolarmente intensa è stata la nevicata dell’Epifania a Milano, con un accumulo di quasi 40 cm di neve fresca, quinto valore negli ultimi 70 anni dopo il febbraio 1947 (82 cm), il gennaio 1985 (75 cm), il gennaio 1954 (63 cm) e il gennaio 2006 (40 cm).
Insomma, per non farla lunga, l’inverno passato la macchina della previsione e della prevenzione ha avuto molto da fare.
Sicuramente, rispetto anche solo a venti-venticinque anni fa, in questi campi si è significativamente andati avanti, le esperienze si sono consolidate.
Ma non bisogna demordere, si può e si deve fare di più.
E per il raggiungimento di questo intento si devono concretamente impegnare tutti, tecnici e soprattutto politici.
Occorrono sforzi, di volontà, di cranio e, in particolare, economici.
D’altra parte non si è sempre detto che è meglio prevenire che curare?
… questo passato inverno ce lo ha confermato.
Dott. Geol. Giovanni Peretti
Il Direttore Responsabile
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