In attesa della consueta analisi sull’andamento della stagione invernale 2014-2015, che verrà presentata sul numero di agosto, questo numero di Neve e Valanghe contiene una serie di contributi su diverse tematiche che possono interessare una platea molto vasta di lettori, dai tecnici dei servizi valanghe ai soccorritori.
La misura della neve fresca, ovvero della quantità di neve caduta in un determinato periodo di tempo (di solito 24 ore) è di fondamentale importanza per la valutazione del pericolo di valanghe. In questi ultimi decenni, accanto alle misure tradizionali con tavoletta da neve ed asta graduata che richiedono l’intervento in campo di un osservatore, sono andati gradualmente diffondendosi sistemi di misura automatici basati su ecometri ad ultrasuoni o pluviometri riscaldati. Entrambi questi sistemi producono una sottostima della neve fresca causata in un caso dai processi di assestamento della neve, nell’altro dai problemi di cattura della precipitazione nevosa dovuti al vento e all’evaporazione. I primi due articoli di questo numero sono dedicati alla presentazione di due diversi sistemi basati su algoritmi da applicare ai dati grezzi nella fase di validazione al fine di minimizzare i deficit di misura.
Il terzo articolo riguarda la proposta di una didattica comune a tutte le scuole del Club Alpino Italiano sulla tecnica di scavo in valanga. Per molto tempo l’attenzione dei soccorritori è stata incentrata principalmente sulla localizzazione dei travolti senza dare adeguata importanza alle procedure di scavo e disseppellimento che costituiscono invece un aspetto cruciale dell’autosoccorso in quanto incidono, in modo talvolta determinante, sul tempo dell’intervento.
Il terzo contributo è di particolare interesse per tutti i previsori che operano nei servizi valanghe regionali e locali. Solo recentemente i test di stabilità, quali l’Extended Column Test (ECT) e il Rutschblock (RB) sono entrati a far parte delle procedure standard di rilevamento dei dati in campo, ma questi dati sono spesso di difficile utilizzo e, in particolare, non è talvolta evidente come essi possano essere correlati con i rilievi convenzionali quali i profili del manto nevoso. L’articolo presentato riguarda il confronto fra gli indici di stabilità strutturale del manto nevoso desunti dai profili e i punteggi dei test di stabilità e costituisce un valido supporto ai previsori valanghe per l’interpretazione dei dati.
Gli ultimi due articoli riguardano la climatologia alpina: in uno vengono presentati i risultati del progetto europeo 3PClim che si proponeva, come obiettivo principale, il rifacimento dell’atlante climatico del Tirolo nell’area alpina compresa fra il Tirolo austriaco, l’Alto Adige e il Bellunese anche alla luce dei cambiamenti climatici recenti mentre nell’altro vengono presentati i dati di accumulo nevoso stagionale sul ghiacciaio dello Stelvio.
Anselmo Cagnati
Direttore Responsabile
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