Sovente fra le indicazioni contenute nei Bollettini Valanghe, in funzione del grado di pericolo, si legge la raccomandazione di prestare attenzione ovvero di evitare la frequentazione di ambiti montani al di fuori delle aree controllate, cioè dei Comprensori sciistici. In relazione a ciò qualcuno potrebbe chiedersi e chiedere: ma i comprensori sciistici intesi come insieme di impianti di risalita, piste da sci di discesa e di fondo, garantiscono la sicurezza di chi li frequenta in relazione al pericolo di valanghe? Per la mia esperienza e per
le conoscenze che ho maturato in trent’anni di attività di analisi e valutazione del pericolo di valanghe nei comprensori sciistici mi pare di poter affermare che, ad oggi, le aree sciistiche gestite e controllate sono sufficientemente sicure pur rimanendo una certa alea di pericolo potenziale soprattutto nelle zone a morfologia impervia e complessa dove, per naturale conseguenza, insistono gli impianti di risalita più arditi e le piste da discesa più appetite. L’attuale soglia di sicurezza è il risultato di un lungo percorso culturale, tecnico e normativo, iniziato alla fine degli anni ’70 e che ha coinvolto Istituzioni, Imprenditori, Tecnici e Ricercatori.
Percorso culturale: gli Imprenditori ed i Gestori dei Comprensori sciistici, da una posizione agnostica o massimalista nei confronti del rischio valanghe hanno nel tempo modificato sostanzialmente il proprio atteggiamento maturando la coscienza che garantire la sicurezza dei clienti-utenti è importante non solo perchè previsto dalla norme o per non dover rispondere in sede guidiziaria ma perché rappresenta ormai un requisito essenziale di qualificazione dell’offerta in un settore difficile e competitivo quale quello impiantistico dove la domanda è estremamante elastica. A riprova di ciò ricordo l’elevato numero di Operatori dei comprensori
sciistici che, su incarico e ad onere dei Concessionari, hanno frequentato i corsi Aineva acquisendo i titoli per gestire razionalmente il problema valanghe. Percorso tecnico: dopo un periodo in cui la difesa dalle valanghe veniva effettuata con sistemi e tecniche per lo più artigianali, a partire dai primi anni ’80, la ricerca nel campo nivologico e valangologico ha consentito un affinamento delle tecniche e delle tipologie di intervento strutturali di difesa dalle valanghe. Ma lo sviluppo più importante ha interessato gli interventi
preventivi ed in particolare il distacco artificiale di valanghe. Da iniziali sistemi che implicavano l’uso di esplosivi solidi con i conseguenti noti problemi di acquisizione e di stoccaggio nonchè di dislocazione sui siti d’intervento, sono stati sviluppati efficaci sistemi che prevedono l’utilizzo di miscele gassose esplosive, gestibili da remoto e in condizioni di sicurezza se fissi, ovvero trasportabili con elicottero. Sistemi risultati efficienti, pur con i loro limiti intrinseci, soprattutto in chiave costi-benefici, rispetto ad interventi strutturali.
Percorso normativo: fino agli anni ’80 le disposizioni normative in materia di difesa dalle valanghe dei comprensori sciistici vertevano essenzialmente sugli impianti di risalita e indicavano come idonei, e quindi accettabili, i soli interventi strutturali. In seguito all’evoluzione delle tecnologie e dei dettami della ricerca scientifica, anche le norme sia statali che locali sono state rivisitate e, in particolare, è stata sancita, per ovvi motivi, l’importanza dell’azione preventiva rispetto alle opere non solo per le piste da sci da discesa ma, ove possibile, anche per gli impianti di risalita.
Dicevo sopra che, a mio parere, i comprensori sciistici sono in media sufficientemente tutelati, ma, è possibile migliorare ulteriormente? Io credo di si, non tanto, ma qualcosa certamente. Cosa? Di tante che mi balzano alla mente ne cito due. Anzitutto credo sia opportuno, anche a fronte di qualche sacrificio viste le attuali condizioni di sofferenza economica in cui versano sia le istituzioni che gli imprenditori, favorire l’aggiornamento dei responsabili incaricati, a vario titolo, della gestione della sicurezza valanghe.
Ma è altresì urgente che venga promulgata una direttiva europea che stabilisca, oltre a modalità e procedure gestionali, una soglia di rischio accettabile comune a tutti i Paesi che afferiscono per lo meno all’intero arco alpino, sia per una maggiore chiarezza a favore dei fruitori della montagna ma anche per non creare disparità e penalizzazioni, anche economiche, fra gli imprenditori del turismo invernale a fronte di una domanda che, ormai da tempo, trascende i confini amministrativi.
Dott. Francesco Sommavilla
Coordinatore del CTD AINEVA
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