Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, Neve e Valanghe vuole essere non solo uno strumento di lavoro dell’AINEVA, ma anche e soprattutto un mezzo d’informazione scientifico-tecnica e di divulgazione, in particolare delle materie legate all’inverno, con la neve e le valanghe naturalmente in primo piano, ma anche con la glaciologia, con il tempo meteorologico alpino, con la sicurezza e la prevenzione…
Anche questo numero di Neve e Valanghe vede trattati argomenti eterogenei ma interessanti da vari punti di vista, ma in questa occasione la nostra rivista si dimostra un valido strumento per proporre un consuntivo dell’andamento generale dell’inverno 2010-2011, stagione caratterizzata, come descrive il collega veneto Mauro Valt nel primo contributo, da “buon innevamento nei mesi autunnali, da un periodo centrale dell’inverno con poche precipitazioni , da abbondanti nevicate del mese di marzo nelle Alpi Occidentali e rapida fusione primaverile”. A questo aspetto meteoclimatico rappresentativo ha corrisposto, peraltro, un’attività
valanghiva spontanea assai rilevante e, nel contempo, sono stati registrati anche la maggior parte degli incidenti in valanga occorsi a frequentatori della montagna innevata.
Segue un articolo del collega valdostano Stefano Pivot che ha presenziato, quale referente di AINEVA, alla Riunione Annuale della Commissione Valanghe della CISA-IKAR. Pivot fa il punto della situazione sui 55 incidenti da valanga rilevati in ambito italiano in cui 16 sono state le vittime (rispetto alle 45 della scorsa tragica stagione). Interessante evidenziare che ben 6 di queste sono però state registrate subito, a inizio inverno, nell’ultima settimana di novembre 2010.
A seguire, la ricerca dei colleghi di ARPA Piemonte, svolta sulla base dei dati raccolti negli ultimi 40 anni, dà una risposta esaustiva, a chi si interessa di meteorologia e climatologia, circa le configurazioni sinottiche che caratterizzano con nevicate intense le Alpi Piemontesi.
Altro contributo interessante, che può risultare molto utile anche a professionisti che si occupano di gestione del rischio valanghe in un comprensorio a vocazione turistica, è presentato da Aldo Bariffi: il caso di Livigno, in Alta Valtellina. Se per un efficace monitoraggio è necessario prevedere gli eventi nivometeo significativi, altrettanto importante è non trascurare l’esamina dell’efficacia delle opere paravalanghe, in funzione del possibile degrado o trascuratezza.
Il sito valanghivo di Lavancher torna d’attualità per l’applicazione di un modello, sviluppato congiuntamente dalle Università di Milano e Torino, che attraverso la quantificazione dei sedimenti intrappolati nella valanga calcola l’erosione del suolo interessato dal distacco e dallo scorrimento in funzione dello sforzo di taglio e della velocità.
A chiusura di questo numero 74, un’equipe di glaciologi, coordinata dall’esperto Prof. Claudio Smiraglia, presenta i risultati registrati in queste ultime quattro estati sul Ghiacciaio del Presena attraverso l’impiego della copertura geotessile. Essa mostra l’efficacia raggiunta nel sensibile abbassamento dell’assorbimento dell’energia solare: riduzione del 52% di ablazione corrispondente ad una fusione di circa 140 centimetri ed una conservazione di oltre 150 centimetri.
Buona lettura.
Dott. Geol. Giovanni Peretti
Il Direttore Responsabile
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