Simulazione della fusione nivo-glaciale
F. Carletti, A. Michel, F. Casale, D. Bocchiola, M. Lehning, M. Bavay
“Anno 2022: il più fresco e piovoso dei prossimi 50 anni….”
L’anno appena trascorso ha in molti casi fatto registrare temperature medie e minimi di precipitazione record in moltissime stazioni di misura delle nostre reti di monitoraggio che per certe situazioni hanno serie storiche anche più che centennali.
La provocazione del titolo vuole sollevare l’attenzione su uno scenario che molto probabilmente ci troveremo ad affrontare sempre più frequentemente e magari anche peggiorativo rispetto ai dati 2022 se le politiche in materia di contrasto ai cambiamenti climatici non vedranno dar seguito alle pur limitate promesse della politica a livello globale enunciate nelle ultime COP.
Neve e Valanghe, già nella pubblicazione dei report sull’andamento della stagione invernale 2021-2022, evidenzia quanto sia stata significativa l’anomalia dello scorso inverno rispetto all’ultimo trentennio: scarso innevamento, temperature al di sopra della media, difficoltà nel garantire anche artificialmente l’apertura di comprensori sciistici, in particolare quelli posti a quote medie-basse.
Questo n. 96 presenta nuovi contributi con risvolti anche di tipo climatologico, che fotografano questa inesorabile tendenza di molteplici parametri: 60 anni di analisi di dati nivologici mettono in risalto i trend negativi sulle precipitazioni e sulla copertura nevosa; i rilievi sul Ghiacciaio dell’Adamello sono rappresentativi del rapido progredire della fusione delle masse nivo-glaciali in parte ora stimate con specifici modelli di calcolo per l’apporto idrico; il clima in Val Formazza vede un costante aumento delle temperature; il distacco di valanghe di tipo “caldo” (snow gliding) è un fenomeno sempre più presente nello scenario legato al riscaldamento globale; i piccoli ghiacciai presenti nelle profonde cavità di alcune zone montane sono in continua riduzione…
Per ciò che riguarda le nostre regioni alpine possiamo notare, come evidenziato dalla Fondazione Montagna Sicura per la Valle d’Aosta, quanto il territorio montano sia particolarmente vulnerabile ai pericoli naturali legati all’intensificazione della frequenza degli eventi estremi ed agli effetti dell’aumento di temperatura sulla criosfera.
Gli eventi e conseguentemente i rischi interessano potenzialmente vaste porzioni del territorio, dal fondovalle abitato fino alle alte quote. Al fine di rendere le comunità meno vulnerabili e più resilienti a tali rischi emergenti occorrono azioni di adattamento su molti livelli: conoscitivo, organizzativo, infrastrutturale e pianificatorio.
Valerio Segor
Direttore Responsabile
F. Carletti, A. Michel, F. Casale, D. Bocchiola, M. Lehning, M. Bavay
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A. Lendvai, P. Gallo
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