La stagione invernale appena trascorsa ha nuovamente evidenziato quanto il sistema nazione sia poco resiliente rispetto al rischio neve e valanghe. L’evento di febbraio, ben illustrato nel primo articolo di questo numero, ha prodotto manti di spessore inusuale (fino a 300 cm) sulle zone interne, collinari e costiere lungo l’area appenninica, mettendo in crisi infrastrutture, servizi, attività produttive e centri abitati. Il sistema del quadro tecnico-organizzativo di protezione civile (a livello nazionale, regionale e provinciale) ha gestito l’emergenza sia nelle fasi di previsione, allertamento e monitoraggio sia nelle fasi di soccorso, intervento e gestione delle situazioni più critiche. Tuttavia, si sono riproposte alcune criticità che richiederebbero future azioni di razionalizzazione, maggior coordinamento e potenziamento delle risorse del sistema di protezione civile. Il condizionale è d’obbligo, alla luce dei ripetuti tagli alla spesa pubblica e della preannunciata “spending review”. Ben inteso, i tagli sono doverosi ed ineludibili perché la spesa pubblica si è spesso dimostrata inefficiente ed inefficace e sono ormai necessarie azioni di riqualificazione dell’intero sistema paese. Il problema sorge nella scelta delle linee strategiche d’indirizzo, in un pensiero economico “distorto” e poco lungimirante (assai diffuso tra gli economisti, i politici, i media e nella classe dirigente di questo paese) e nella stessa percezione della maggioranza dei cittadini. Una recente ricerca di Eurobarometro, infatti, evidenzia che il 54% degli italiani ritiene necessario combinare investimenti che diano impulso alla ripresa economica con un pesante taglio della spesa pubblica. Ma solo il 33% dei cittadini (contro una media europea del 47%) ritiene che siano utili gli investimenti su educazione, ricerca, formazione ed innovazione tecnologica.
L’Italia, con il misero 1,26% del PIL investito in tale settore, rappresenta il fanalino di coda dei G20 e la crisi attuale è in parte collegabile a questo fattore. Infatti, i paesi che più hanno investito in ricerca, formazione e innovazione tecnologica (Germania, Finlandia ed Olanda – per restare in Europa) sono quelli più performanti nell’attuale congiuntura economica.
Ad ogni evento calamitoso, l’Italia è costretta a spese colossali per risarcimenti, ricostruzioni ed interventi emergenziali che lasciano intatto il problema, la scarsità d’interventi di prevenzione e mitigazione del rischio e la quasi totale assenza di lungimiranti politiche del territorio e d’investimenti su un’azione coordinata per una migliore conoscenza e previsione dei fenomeni, una migliore pianificazione delle azioni di contrasto, di previsione e prevenzione. Eppure, in questo panorama desolante i comportamenti virtuosi ed un efficace ed efficiente impiego delle, sempre più scarse, risorse pubbliche sono testimoniati dall’azione di AINEVA e degli uffici neve e valanghe afferenti. In questi ultimi anni è stata sviluppata una ricerca tecnico-scientifica di livello internazionale (di cui trovate testimonianza negli altri articoli), i cui risultati hanno permesso un trasferimento tecnologico e il miglioramento dei protocolli operativi a supporto della previsione e gestione del rischio neve e valanghe, offrendo un reale servizio a supporto del territorio. Un comportamento che continueremo ad attuare nonostante le difficoltà.
Buona lettura.
Dott. Geol. Igor Chiambretti
Resposabile Tecnico AINEVA
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